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Intervista al Prof. Guido Muneratto, docente di Allestimento ed exhibit design al Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche apparsa sul sito di Obiettivo Comunicazione - luglio 2005

Trieste. Stazione marittima. Dal 28 al 30 giugno i protagonisti sono stati gli studenti di RP di Gorizia con la loro mostra “Progetti di comunicazione organizzata”. Abbiamo chiesto ai protagonisti di raccontarci la loro esperienza. Di seguito una breve intervista rilasciata dal professore responsabile del progetto, l’arch. Guido Muneratto e da tre ragazze del team, Cristina Cassan, Francesca Cecotto e Paola Visentin.

Prof. Muneratto, avete intitolato la mostra “Progetti di comunicazione organizzata”: da dove il titolo?

Il titolo scelto per il progetto, nell’accezione più ampia, in cui sono confluite le mostre di Gorizia prima, di Trieste poi e la pubblicazione del volume è ricavato da un’acuta notazione di Aldo Colonetti che è illustrativa del quadro teorico di riferimento: «L’allestimento di una mostra, o di uno stand, è un progetto di comunicazione organizzata: guida il lettore-visitatore lungo un percorso proponendo codici di interpretazione». Naturalmente, un conto sono le discipline di Allestimento ed exhibit design e di Visual design in un Corso di Laurea in Architettura e/o di Design, un altro sono le stesse discipline calate in un contesto diverso.

Non siamo partiti dai parametri interni alle discipline ma dalle problematiche che le Relazioni Pubbliche affrontano. Si è trattato, cioè, di far sperimentare l’utilizzo di codici alternativi e di integrare nella realizzazione pratica di elaborati finali, competenze acquisite nello studio delle altre discipline del Corso di Laurea. In altri termini, lo scopo principale dell’attività non era quello di indirizzare gli studenti verso gli aspetti tecnici del design e della progettazione ma, per così dire, di piegare le discipline alle esigenze della comunicazione, cercando via via di individuare con gli studenti quali fossero i mezzi più idonei a strutturare una comunicazione commerciale o una comunicazione culturale.

All’ingresso della mostra il visitatore si trova a percorrere un vero e proprio labirinto: da cosa nasce questa scelta?

Le considerazioni su esposte si applicano sia a ogni singolo progetto sia alla mostra che li raccoglie e che diventa a sua volta un ulteriore progetto-contenitore. Ed è questo gioco di rimandi e di corrispondenze tra contenuto e contenitore che ci ha portato all’idea di labirinto, allestendo il quale ci siamo accorti di trovarci in uno spazio borgesiano. Solitamente, infatti, si pensa al labirinto solo come luogo dello smarrimento e quindi a uno spazio da cui non si riesce a evadere in mancanza di un filo che ci conduca fuori. Ma se il labirinto fosse invece il nostro spazio, quello spazio in cui il centro è dappertutto e i contorni inesistenti?

Ovvero, se fosse la metafora stessa del rapporto soggetto-mondo e di quell’attitudine imprescindibile del soggetto a tentare comunque di ordinare, capire, interpretare? Questa ci sembra l’idea di labirinto implicita nello spazio letterario come specchio dell’Universo di Borges. Vorrei che il nostro labirinto fosse proprio questo: le tracce di un errare (nella duplice accezione di andare e di perdersi) costituite dai segni provvisori di un ordine possibile ma ripercorribile e ricomponibile a piacimento, spazio della ricerca, che è l’unica forma di verità concessa all’essere umano.

Un bilancio della mostra al World PR Festival? Che progetti avete per il futuro?

L’idea di tradurre il percorso didattico in una mostra esemplificativa delle problematiche affrontate, è stato, per così dire, un esito quasi obbligato, una specie di prova del nove della correttezza della sperimentazione curricolare, anche se niente affatto scontata, dato il taglio prevalentemente teorico della formazione degli studenti. La sfida è stata comunque accettata e ognuno ha potuto giudicare della sua validità visitando l’eposizione stessa.

La mostra è stata per così dire “una sfida nella sfida”: portare gli studenti a realizzare modelli in scala che hanno richiesto un ulteriore avvicinamento a discipline nuove rispetto al loro curricolo accademico, e con la loro collaborazione progettare e allestire l'esposizione dei lavori, che si poneva, rispetto al progetto singolo di ciascuno di loro, come un metaprogetto. Dai riscontri che ho potuto cogliere, a partire dall'entusiasmo di allieve e allievi, fino alla risposta del corpo accademico e professionale, che ha visto con favore l'apertura al nuovo e all'interesse dei vari visitatori, penso di poter concludere che il risultato finale è ampiamente positivo e ha aperto orizzonti non prevedibili al momento della sua partenza. Sono previste collabazioni con altre realtà accademiche a livello nazionale ed europeo che hanno richiesto, vista la novità del progetto, di portarlo nel proprio ambito per poterlo sperimentare direttamente.

Ringraziamo il Prof. Guido Muneratto per la disponibilità a rispondere alle nostre domande e sentiamo ora tre studentesse direttamente coinvolte nel progetto:

Il corso del Prof Muneratto vi ha dato la possibilità di “mettere le mani in pasta” e di misurarvi in un territorio che non era esattamente il vostro, un bilancio?

Il bilancio è sicuramente positivo, per la prima volta abbiamo avuto l'occasione di misurarci con le nostre capacità non solo sul piano teorico ma anche su quello pratico. E soprattutto ne è nato un team compatto di collaboratori.

L’organizzazione della mostra: quante persone hanno collaborato? Fateci un po’ di nomi…

In totale eravamo in 5, tutti studenti di Relazioni Pubbliche. Supervisore del tutto, ovviamente, è stato l'arch. Guido Muneratto, nostro professore del corso di Allestimento ed exhibit design. Passando in rassegna i vari ruoli, Massimiliano Cao è stato di fondamentale aiuto per la parte grafica e multimediale, Paolo Gaspardis per la realizzazione dell'allestimento della mostra, e noi tre per le relazioni interne ed esterne. Naturalmente i nostri ruoli non erano statici, infatti lavorando in squadra ci siamo aiutati a vicenda secondo le necessità. Un ringraziamento particolare va fatto a Federica degli Ivanissevich, studentessa di RP e responsabile Relazioni Esterne dell'Insiel di Trieste per aver curato la parte della sponsorizzazione e per la sua disponibilità.

Difficoltà incontrate? Soddisfazioni? Parlatecene un po’…

A livello pratico, come comprensibile per dei non professionisti, ci sono stati dei momenti di tensione a causa di ritardi nelle consegne dei materiali richiesti per l'allestimento oltre che per qualche incomprensione. Inoltre non sono stati in molti a sostenerci. Abbiamo dimostrato però che con perseveranza e voglia di fare si possono abbattere anche muri che sembrano insormontabili. I riscontri positivi sono arrivati direttamente nei giorni della mostra grazie anche alla concomitante apertura del nostro sito (www.aevd.it) e siamo felici di poter affermare in questo momento che ci saranno collaborazioni con altre città italiane e non.

Grazie anche voi ragazze e complimenti dallo staff di ObiettivoComunicazione!:)
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